’89 domande a Kei Ishikawa – Regista
Non è la prima volta che viene a Venezia ed alla Mostra del Cinema, che impressione le ha dato questa città? Cosa le piace e cosa invece non le piace? Infatti è la seconda, questo per me è una sorta di “ritorno a casa”. Venezia è una città con dei ritmi calmi e pacifici che sono davvero molto apprezzati da chi come me viene dal Giappone, un paese dove la vita invece è molto frenetica: sicuramente questa è stata la cosa che mi ha colpito di più la prima volta che sono venuto. Non c’è nulla che non mi piaccia per davvero, ma se proprio dovessi trovare un difetto direi che in questi giorni è veramente molto affollata. Se parliamo poi del Lido è ancora diverso, qui c’è meno gente e si riesce comunque ad avere un esperienza molto piacevole.
Se potesse “rubare” un tratto della cultura italiana per traslarlo ipoteticamente in quella giapponese, quale sarebbe? Sarebbe proprio questo stile di vita meno frenetico. Ovviamente non va anche scordata la bontà della cucina di questo paese, e così il contesto che ad esso ruota intorno. Anche il fatto di potersi gustare in pace un bicchiere di vino a pranzo come ho fatto poc’anzi è per me qualcosa di meraviglioso. Il tutto comunque rientra in quello che definirei uno stile di vita più rilassato.
C’è qualche regista italiano fra i suoi modelli? O comunque qualcuno, sia del presente che del passato, di cui apprezza il lavoro? Senza dubbio Antonioni e Fellini, ho amato le loro opere e ritengo interessante tutta quell’epoca d’oro del cinema italiano. Dei giorni nostri invece quello che mi piace di più è Sorrentino, ogni volta che esce un suo film faccio in modo di riuscire ad andarlo a vedere.
Ed in generale quali sono state le sue principali fonti di ispirazione a livello cinematografico? Quali sono i film che da ragazzo l’hanno spinta a voler diventare un regista? A mio padre piaceva molto il cinema, ed aveva un videoregistratore. Quando i miei genitori non erano in casa io insieme ai miei altri due fratelli infilavamo una cassetta e guardavamo un film, era diventata un po’ una nostra tradizione. “I Goonies”, “Il mondo di Garp”, “I tamburi di Buriki”, “Art House”, questi sono fra i film che da piccolo mi hanno spinto ad intraprendere la strada per diventare un regista.
Un film che avrebbe voluto girare lei? Devo dire che ogni volta che vedo un film interessante penso subito a quanto avrei voluto girarlo io. Ad esempio Top Gun mi è piaciuto molto, ed anche lì ho pensato “sarebbe divertente girare un film come questo”, però mi piacciono così tanti film, e di così tanti generi diversi, che trovare un singolo titolo mi è impossibile.
Qual è secondo lei l’aspetto della cultura giapponese maggiormente rinvenibile nei suoi film? Questo varia da film a film. Per ciò che riguarda l’opera che sto presentato a questa Mostra del Cinema ho cercato di concentrami sul riuscire a far trasparire quelli che sono gli aspetti di un Giappone “vero”, quindi non il Giappone bello e perfetto che viene generalmente confezionato appositamente per il mercato straniero, ma un il Giappone “reale” con cui ho a che fare tutti i giorni.