’89 domande a Emanuele Coccia – Filosofo
Nome? Emanuele (@unicamens).
Età? 46.
Che lavoro fai? Insegno all’università, scrivo e a volte faccio video di animazione.
Cosa hai studiato? Ho studiato Filosofia all’università e ho un dottorato in Filologia e paleografia mediolatina.
Cosa pensi del mondo accademico italiano? Credi sia meritocratico? Sono partito più di vent’anni fa perché era impossibile trovare un lavoro. Non so nulla dell’università italiana di oggi.
Ed in Italia in generale pensi ci sia meritocrazia? Non conosco l’Italia di oggi. Venticinque anni fa era un paese definito da un sistema clientelare e da quello che Banfield aveva chiamato ‘familismo amorale’: il legame di fedeltà volontaria con chi appartiene alla propria famiglia biologica o a quella scelta supera ogni altro legame e struttura la società molto più di qualsiasi altra forza.
Pensi che le lauree abbiano tutte lo stesso valore? Nella fattispecie una laurea in ambito umanistico può essere paragonata ad una in ambito scientifico? Il valore di una laurea è solo giuridico: una laurea è un titolo legale non è la prova reale di una serie di conoscenze acquisite. Quindi certo, tutte le lauree si equivalgono, indifferentemente dalla materia e dal luogo in cui sono state emesse.
Puoi raccontarci l’aneddoto più pazzo che hai vissuto o a cui hai assistito nel mondo accademico? Sono stato costretto a licenziarmi perché mi sono opposto pubblicamente ed esplicitamente all’assunzione della fidanzata del mio direttore. Non so se è così folle, temo che succeda spessissimo.
Cosa pensi del fatto che l’uomo non sia in grado di dare una spiegazione esclusivamente a ciò che non conosce e non comprende, mentre viceversa è (ipoteticamente e relativamente) in grado di comprendere tutto ciò su cui risulta edotto e che riesce a capire? Pensi questo possa aprire le porte al fatto che per tutto ci possa essere una spiegazione ed una logica, e che quello che l’uomo chiama caso (o in qualsivoglia altra maniera che rimandi ad un concetto simile) possa essere solo la conseguenza della sua ignoranza? L’opposizione tra cause regolari che agiscono costantemente nel tempo e cause che agiscono solo una volta (ovvero l’opposizione tra il dominio della scienza e quello della storia) è una falsa opposizione. Quindi, come dici il ‘caso’ è il nome che diamo a eventi a cui non abbiamo assistito e di cui non riusciamo a ricostruire e a raccontare la storia.
Volgendo poi l’attenzione sulla conoscenza di cui può essere in possesso un individuo, pensi possa esistere una sua declinazione definibile certa? Nella fattispecie, prendendo ad esempio la fisica e la matematica, si rinvengono in esse leggi dogmatiche che possono prescindere dall’esistenza dell’uomo, oppure sono il frutto di un’interpretazione umana della natura che dipendono dall’osservatore stesso? La conoscenza non è un fatto umano, è un fatto cosmico: non è un attributo di un soggetto conoscente che ha forma umana, ma una realtà che esiste davanti a noi in modo autonomo: la pagina che leggete, il telefono che abbiamo in mano sono forme di conoscenza oggettiva e non solo accidenti di una coscienza individuale. E le cose stesse sono la loro stessa idea. Il problema non è mai la verità è solo il modo in cui la si fa circolare e la si fa esistere altrove che non nelle cose di cui è la natura.
Libri preferiti? Ce ne sono troppi.
Autori preferiti? L’amore esclusivo non tollera le liste.
@asvpxjobs ti ha citato come persona di cui avrebbe voluto leggere una nostra intervista (leggi qui ’89 domande ad Alessandro Scolaro), puoi dirci un suo pregio e un suo difetto? Una persona dolcissima e generosissima. Non conosco i suoi difetti.
Se potessi avere un super potere quale sceglieresti? Poter vivere per un giorno nella pelle di qualsiasi essere vivente e poter ricordare queste esperienze.
Se dovessi esprimere un desiderio quale sarebbe? Essere sempre all’altezza di ciò che desidero.
Pensi che il credere in Dio ed il non crederci partano dalla stessa presunzione riguardo un qualcosa che di per sé non abbiamo la possibilità di conoscere, riducendo così anche l’ateismo ad un atto di fede verso l’ignoto? Ridurre la questione religiosa a un fatto di credenza è già un modo per non volerla capire.
Per quanto hai vissuto a Venezia? Tre anni.
Che posti frequentavi? Passavo moltissimo tempo al Bar Rosso in Campo Santa Margherita, il bar Ai Postali, che credo abbia chiuso e l’enoiteca Al Prosecco in campo San Giacomo. E poi tantissimi ristoranti.
Qual è la cosa che ti piace di più e quella che ti piace di meno di questa città? È la città più surreale e più aperta al mondo naturale che esista. Ed è una città scolpita da una immaginazione sregolata e che quindi alimenta come nessun’altra città la fantasia. Anche per questo è la città più spettrale in cui abbia vissuto: non solo si vuota la sera e si è spesso soli a camminare ma è una città in cui i fantasmi (nel senso psicoanalitico del termine) si animano e si liberano e sembrano danzare davanti a te. E non sempre è facile convivere con i propri fantasmi o quelli altrui.
Ci puoi dare una definizione di intellettuale? Chi riesce ad amare il mondo più di qualsiasi altra persona in tutte le sue forme e materie, e che grazie a questo amore riesce a portare il mondo là dove non andrebbe da solo.
Fra le persone che conosci e che definiresti intellettuali qual è la percentuale di queste che definiresti anche intelligenti? L’intelligenza è ovunque. Il problema è sempre il desiderio, non l’intelligenza.
Se potessi comporre la miglior band di oggi chi ci sarebbe? Una band composta esclusivamente da alieni
Cosa pensi del profilo psicologico dei politici? Generalizzando e tendendo presente l’esistenza di dovute eccezioni, pensi che i politici arrivino a fare quel mestiere per interessi personali, quali compiacimento dell’ego o utile economico, o per una vocazione etica e di aiuto civico? Per resistere decenni lavorando per altri e avendo sulle spalle decisioni enormi che ti impediscono di dormire è necessario avere comunque una forma di fortissima vocazione. A differenza di quello che si crede il potere non è solo l’oggetto di concupiscenze colpevoli: è soprattutto un peso e una responsabilità e presuppone una intelligenza e una capacità di divinare il mondo presente e la realtà umana enormi. Il potere presuppone anche un’immaginazione feroce su come il futuro potrebbe essere. È soprattutto visione, ancora più che vocazione. Che questa capacità di immaginare il futuro sia mescolata a forme di egoismo narcisista mi sembra normale. Il problema principale, almeno in Italia, è che non si è mai voluto formare una classe politica che disponga di un sapere vero, oggettivo sulla realtà. Per questo nei momenti più difficili si chiede aiuto ai tecnici: si considera che la formazione tecnica non debba appartenere d’ufficio al profilo della classe politica. È come se ci fosse un tabu sul fatto che fare politica è un mestiere, che presuppone un sapere, una serie di competenze che devono essere acquisite. Si accetta che esistano scuole per diventare artisti, ma non si tollera l’idea che sia necessario passare per una formazione per diventare politici, almeno in larga parte. Si crede al genio spontaneo. Ed è anche un modo per credere che non esiste un sapere politico che sia anteriore ai diversi orientamenti ideologici. Per questo la politica in Italia è solo ideologia. Ed è come affidare il proprio corpo per un’operazione chirurgica a chi non ha una laurea in medicina. Io non lo farei. E l’assenza di scuole pubbliche, dure, lunghe, per la formazione politica fa si che chi esercita potere non è mai stato educato a immaginare quanti sacrifici, quanta responsabilità esso implica. Per questo il crollo avviene molto rapidamente
Pensi che politici e influencer abbiano profili psicologici simili? Appartengono a due regni biologici che si sono separati milioni di anni fa ma sono chiamati a usare lo stesso mezzo.
Se possiamo considerare il denaro e l’economia una sovrastruttura creata dall’uomo, e così gli effetti su questa derivanti dalla produzione di denaro da parte dello Stato, altra entità convenzionale e fittizia, cosa impedisce di dare a ciascuno quanto necessario per la sussistenza in una società globalizzata basata principalmente sullo scambio di beni dal valore reale con beni dal valore nominale quale appunto il denaro? Viviamo in un mondo in cui la ricchezza non è più prodotta soprattutto attraverso il lavoro come è accaduto nella modernità europea ma attraverso transazioni finanziarie, che non hanno una relazione al territorio così evidente come era il caso per il lavoro. È per questo che la redistribuzione non è così semplice: non esiste una istituzione capace di drenare questa ricchezza e di darla là dove ce n’è difficoltà.
C’è chi sostiene che la pena di morte sia una non pena, nel senso che nel momento in cui la pena va ad essere eseguita, il soggetto che dovrebbe subirla non esiste più in virtù della pena stessa, comportando conseguentemente però un’ingerenza nella vita dei soggetti vicini al condannato, che diventerebbero a quel punto i veri soggetti passivi della fattispecie, cosa pensi al riguardo? La pena di morte è una barbarie insensata e va abolita immediatamente. Non servono argomenti particolarmente sofisticati.
Il tuo filosofo preferito contemporaneo? Gilles Deleuze.
Il tuo filosofo preferito del passato? Spinoza.
Tifi qualche squadra? Inter e Real Madrid.
Quando l’uomo si fa uomo per te? Quando quindi diviene tale? Lo è sempre e non lo è mai.
Quale definizione daresti di libertà? La forza e la possibilità materiale e spirituale di inventare un mondo che non esiste ancora.
Secondo te esiste qualcosa di non naturale? Nella fattispecie, se si considera l’uomo come parte della natura, tutto ciò che da esso promana è considerabile come naturale? In caso contrario perché non consideri l’uomo parte della natura? La natura è l’insieme di tutti gli esseri che devono nascere per esistere e tutto quello che questi esseri fanno è parte della natura.
Se possibile dunque, quando e come l’uomo esce dallo stato di natura? Impossibile uscirne.
Se non avessi fatto il tuo mestiere quale lavoro avresti voluto fare? Regista di film di animazione.
Se potessi scegliere in che epoca preferiresti vivere? La nostra. È come se l’umanità fosse stata trasferita in un pianeta alieno e ogni essere umano fosse un nuovo Adamo ed Eva che non dispongono di un sapere già costituito e debbano battezzare tutto quello che vedono. Abbiamo gli occhi posati su cose che nessuna generazione precedente ha potuto descrivere. Certo ci bruciamo la pelle e spesso ci facciamo male, ma è bellissimo. E tutto deve essere costruito, tutto deve essere immaginato.
Se potessi passare una giornata con un personaggio storico chi sceglieresti? Charles Darwin. Ma preferirei passare una giornata con un personaggio del futuro piuttosto che con uno del passato.
Qualcuno con molti follower su Instagram ha la tua attenzione più di una persona che invece ne ha pochi? No, dipende tutto dal feed, dal tipo di immagini e di video che pubblica. Passo ore su IG: il fatto che le immagini siano diventate ormai l’equivalente delle parole e che usiamo il telefono (cioè uno strumento inventato per far circolare la nostra voce) per far circolare un’immagine è una delle rivoluzioni più belle e impressionanti della nostra epoca.
Quali sono le persone che ti hanno più ispirato? Sono soprattutto le artiste e gli artisti con cui dialogo e con cui lavoro che mi danno ispirazione. E debbo moltissimo a Giorgio Agamben: è stato un amico generosissimo e ho imparato moltissimo da lui.
Se potessi parlare in mondo visione per 15 minuti cosa diresti? Non parlerei mai in mondovisione. Non ho nulla da dire al mondo.
Chi è per te la migliore band di adesso? Quella che si sta formando in qualche garage e che esploderà fra un paio di anni
E della storia? Ce ne sono troppe a contendersi il titolo.
Blur o Oasis? Tutti e due. In realtà non posso scrivere senza ascoltare musica pop, rock, indie e electro. Ne ho bisogno per liberare l’immaginazione. E adoro passeggiare ascoltando musica: è come se la realtà perdesse la sua stabilità e diventasse fluida come lo è una melodia. E quello che chiamiamo idea, in fondo, ha lo stesso modo d’esistere di un tormentone o di una hit storica: qualcosa che ti entra nella testa senza riuscire a liberartene e che influenza radicalmente e in modo durevole il modo in cui fai esperienza del mondo.
Dove vivi? Parigi.
Di dove sei? Sono di dove abito. Quando abito a Parigi sono di Parigi. Se dovessi trasferirmi sarei della città o della nazione in cui abito. Non credo che le origini dicano molto di qualcuno.
Ristorante e bar preferiti nella città dove vivi? Il mio bar è La Palette, nel sesto. Di ristoranti ce ne sono troppi.
E nella tua città natale? Non ci metto piede da più di 30 anni. Non so più che aspetto abbia.
Cosa non puoi vedere addosso ad un uomo? Vista l’imbarazzante povertà di colori e di forme della moda maschile contemporanea, bisognerebbe concentrarsi su cosa voler vedere piuttosto che sui divieti.
E ad una donna? In realtà tutto dipende da cosa è abbinato a cosa, e soprattutto da quale fantasma un elemento può suggerire. Persino un paio di Birkenstock con calzino possono essere il segno di eleganza irresistibile se incarnano una forma di vita imprevista. Il problema nel vestirsi non sono mai le forme che si indossano, ma la pigrizia con cui le si sceglie.
Cosa risponderesti al dilemma del Mandarino di Chateaubriand poi ripreso da Balzac e innumerevoli altri filosofi? Nella fattispecie se per esaudire un tuo desiderio qualsiasi dovessi far terminare la vita di una persona estremamente lontana da te e di cui non sai niente, senza che questa soffra e senza che nessuno mai lo sappia, lo faresti? Mai.
Credi nell’esistenza del concetto di bellezza oggettiva o pensi che esista solo quella soggettiva? La bellezza è sempre oggettiva.
Il lavoro dei tuoi genitori? Mia madre insegnava alle scuole medie, mio padre era l’amministratore di un ingrosso di cancelleria.
Hai mai provato qualche droga? Qualsiasi cibo o bevanda ingurgitiamo è una droga.
Qual è la tua preferita? Qualsiasi cosa mi permetta di stare bene nel momento in cui ne ho bisogno.
Puoi darci una definizione di arte? L’arte è l’insieme di tutte quelle attività manuali di trasformazione della materia che ci permettono di aumentare esponenzialmente la nostra libertà e la nostra capacità di percepire e il mondo.
Credi che il binomio arte e droga sia solo un cliché? L’arte produce droghe che non hanno effetti collaterali. Quelle che chiamiamo ‘droghe’ sono di solito arti che non riescono davvero a fare quello che un’opera d’arte riesce a fare.
Che lingue parli? Italiano, tedesco, francese, inglese e spagnolo.
L’esperienza più folle che hai vissuto? Scrivere è sempre la follia più grande e permette di vivere vite che non ci appartengono storicamente o anatomicamente. C’è una lettera bellissima in cui Flaubert racconta di aver appena scritto una pagina di un suo romanzo in cui il protagonista cavalcava in una foresta e che lui scrivendola è stato simultaneamente il protagonista, il cavallo, il cielo, gli alberi, le foglie a terra calpestate dal cavallo. Scrivere è sempre questa follia.
Se fossi un animale quale vorresti essere? Una Paradisea, gli uccelli dalla livrea coloratissima e sublime.
Città preferita nel mondo? New York.
La cosa che ti piace di più fare? Scrivere anche se è qualcosa di dolorosissimo per me.
Puoi dirci quando secondo te quando una persona è cool e quando invece non lo è? È cool chiunque è animato da una passione folle e irreprimibile per un’idea che nessuno ancora riesce a pensare o una forma che nessuno ancora riesce a vedere e a descrivere.
Quando una persona è definibile artista secondo te? Quando quello che fa rende più intensa la nostra esistenza sensibile e la nostra libertà.
Se potessi leggere quest’intervista di qualcuno che conosci chi sceglieresti? Stefano Boeri.