’89 domande a Daniele Manusia – Giornalista e scrittore
Nome? Daniele (@danielino_tuo).
Età? 40.
Che lavoro fai? Dirigo L’Ultimo Uomo (@lultimouomo), e faccio podcast insieme ai ragazzacci di Fenomeno (@fenomenooooooooo), ogni tanto scrivo libri.
Cosa hai studiato? Liceo Scientifico e poi Storia dell’Arte.
Dove sei cresciuto / di dove sei? Roma.
Dove vivi ? Al Pigneto, Roma.
Secondo te Totti a Roma è paragonabile a Maradona a Napoli o in Argentina come approccio dei tifosi nei suoi confronti? È un rapporto molto diverso, perché Maradona non era Napoletano, è arrivato a Napoli come su un astronave, e se n’è andato dopo aver vinto, dopo essere diventato idolo. A Roma, parti dal presupposto che intanto la Roma non è la sola squadra della città, poi tieni conto che ai nostri occhi Totti è molto più umano di Maradona. Il più forte giocatore della nostra squadra, con un talento geniale e divino, ma ha giocato nella nostra squadra per tanti anni in cui non abbiamo vinto molto. Diciamo che noi abbiamo visto molte facce e molti momenti di Totti, mentre i Napoletani hanno visto soprattutto il mito. Sono anche diversi a livello di carattere, Totti è una persona normale, gentile, molto alla mano fuori dal campo. Mentre Maradona aveva quest’aura tragica che si è sempre portato dietro, al contrario di Totti e per sua fortuna.
Ristorante e bar preferiti nella città dove vivi? Con una figlia piccola ormai non ci vado da tre anni….
Cosa non puoi vedere addosso a un uomo? Puoi vestirti come ti pare, sono molto free sullo stile.
Ad una donna? Detesto le ballerina.
Chi è secondo te il miglior giornalista sportivo al mondo in attività? Dobbiamo chiederci cosa si intende per giornalista, se penso a uno scrittore sono grande fan di Barney Ronay, altrimenti Gabriele Marcotti.
E di sempre? Gianni Brera e Sandro Modeo.
Credi nell’esistenza del concetto di bellezza oggettiva o pensi che esista solo quella soggettiva? Credo in una bellezza comune, in quanto uomini condividiamo la capacità di riconoscere le cose belle. Non è oggettiva perché fra culture diverse possono esserci cose belle molto diverse, ci sono però degli assoluti perché fra uomini siamo molto simili. Credo in una bellezza che possa essere condivisa da tutti.
Se potessi parlare in mondovisione per 15 minuti cosa diresti? Farei una figura cringe dicendo una cosa stupida, ci dovrei pensare bene qualche mese prima e magari proverei a veicolare un messaggio politico. Direi a mia figlia che le voglio bene.
I tuoi genitori che lavoro facevano? Mia madre vendeva apparecchiature e mobili per ufficio, mio padre era un consulente informatico.
Dove andavi in vacanza da ragazzo? Nessun posto in particolare, i miei non avevano case al mare o in montagna. Forse a casa di uno zio a Tor San Lorenzo
Dove vai in vacanza ora? In costa Azzurra, a Cavalaire-sur-mer.
Hai mai provato qualche droga? Sì.
Quali? Niente di pesante…
Che sport hai praticato da ragazzo? Calcio.
Quale avresti voluto fare? Judo.
Che squadra tifi? Roma.
Puoi darci una definizione di arte? Per capire se una cosa è arte deve avere una risonanza nelle persone, al di fuori di chi la fa, a livello di sensibilità.
È il mercato a decidere chi può definirsi artista? No, per essere un artista devi avere un effetto, non un mercato.
Cosa consiglieresti a chi vuole fare il tuo lavoro? Prima leggere tanto, e poi di scrivere.
L’argomento di cui sei più esperto? Nessuno. Ogni volta che parlo con qualcuno di una cosa che penso di conoscere mi sembra che la conoscano più di me.
Come è nato L’Ultimo Uomo? Avevo un blog su Minima e Moralia (Stili di Gioco ndr) poi è passato a Vice su invito di Timothy Small, quando lui ha abbandonato Vice abbiamo deciso di fondare L’Ultimo Uomo.
Come si sostiene economicamente? È stato comprato da Sky nel 2018.
Qual è lo sport che preferisci dopo il calcio? MMA.
Quali sono i tuoi calciatori preferiti fra quelli che hai visto giocare ? Totti e De Rossi, anche se c’è da dire che gli ho visti troppo più spesso degli altri. Cassano, Banega, Pogba, Payet, Walter Samuel.
E fra quelli che non sei riuscito a vedere ? Ibrahimovic, Zidane.
Quale giocatore ti ha impressionato di più vedendolo giocare o allenarsi ? Ho visto giocare una partitella a Dejan Stankovic, impressionante.
Un aneddoto particolare riguardante qualche giocatore? Lavoravo a Parigi in una libreria d’arte e fotografia, un paio di giorni prima avevo visto Roma – Juventus e Zebina, al tempo alla Juve, aveva giocato benissimo, io l’avevo offeso durante tutta la partita. Due giorni dopo è entrato in quella libreria di Parigi, e gli ho fatto i complimenti, gli ho detto che ci mancava.
Sei mai stato innamorato? Sì.
Quante volte? Parecchie.
Film preferiti? Grizzly Man di Werner Herzog, Mulholland Drive di David Lynch, Brutti Sporchi e Cattivi di Ettore Scola.
Artisti preferiti? Francis Bacon, Franz Kline, Roberto Bolaño.
Quanti libri leggi in un anno? Per piacere cinque o sei, per lavoro altrettanti.
Quanti libri hai scritto? Tre.
È difficile scrivere un libro? Per me sì! Mi piace ma è difficile.
Quali sono i libri a cui sei più affezionato? La resa dei conti di Saul Bellow, I Detective Selvaggi di Bolaño, che ho letto quest’anno, Il Male Oscuro di Giuseppe Berto, Il segreto di Joe Gould di Joseph Mitchell e i racconti di Checov, Malamud e Isaac B. Singer.
Credi che i quotidiani in formato cartaceo smetteranno di esistere? No, perché sono aiutati dallo Stato, però credo potranno diventare molto poco rilevanti, molto meno di quanto non siano già.
Quanto guadagni mediamente al mese? Poco ma va bene così, non voglio di più.
Pensi che l’evoluzione tattica del calcio sia una conseguenza del maggior livello di atletismo degli interpreti o semplicemente frutto del tempo e dell’evoluzione? È migliorato tutto ciò che sta intorno ai giocatori: i preparatori, gli analisti, gli allenatori, la conoscenza medica che è sempre più approfondita. È soprattutto una questione pratica, ci sono più giocatori di alto livello rispetto a prima, con caratteristiche più marcate, i giocatori sono più forti e mediamente più tecnici. Essendo il gioco molto più veloce la richiesta tecnica è più alta.
Capita che nel calcio vengano ripresi elementi tattici dal passato che si credevano essere superati? No, delle cose passate no, si evolvono di continuo. Ci sono sempre undici uomini per squadra e il fuorigioco, le possibilità di schierarsi in campo non sono infinite.
Chi è il miglior allenatore di sempre? Gli allenatori sono stati importanti nelle loro epoche, devi capire chi ha avuto un impatto in un certo periodo storico, è difficile paragonare Michels a Guardiola. Per la mia vita comunque è Guardiola.
Qual è la partita a cui hai assistito dal vivo alla quale sei maggiormente legato? Roma – Genoa, l’addio di Totti, ho visto anche quello di De Rossi. Roma – Genoa però è stata una partita vera, la Roma doveva qualificarsi in Champions League, lui ha iniziato la partita in panchina e poi è entrato, è stata una partita difficile.
Curva o tribuna? Tribuna perché mi piace guardare la partita. Se hai vent’anni curva, dai trenta in su tribuna.
Quali sono le cose che ti piace fare di più? Portare a spasso il cane nella natura, nuotare con mia figlia che per ora galleggia, sta imparando. Scopare, giocare a calcio.
Quando hai iniziato a scrivere ? A scrivere, di qualsiasi cosa, al liceo. Il mio primo diario è di quando avevo undici anni. Avevo una prof che mi diceva di fare quello che mi pareva perché in classe non seguivo, ogni settimana dovevo portarle la recensione di qualcosa o farle leggere cosa avevo scritto.
Qual è la cosa che hai scritto a cui sei più legato ? Il primo libro, su Cantona. (Cantona. Come è diventato leggenda ndr).
Hai sempre scritto solo di sport o anche di altro ? Ho scritto anche di altro, scrivevo racconti.
Ti sei mai sentito professionalmente realizzato? Se sì, in che momento? Sì, adesso. Da quando lavoro con Emanuele Atturo, Dario Saltari, Marco d’Ottavi e tutti gli altri dell’Ultimo Uomo. Con loro in redazione non mi limito a scrivere qualcosa nel mio angolino e poi vedere qual è il risultato, ma faccio proprio un bel lavoro grazie a loro e insieme a loro.
Serie tv preferite? The Leftovers è la mia preferita, poi a pari merito i Soprano e The Wire. In questo momento sto guardando Succession e mi piace molto.
Momento sportivo che ti ha maggiormente emozionato? Vittoria della Coppa del Mondo nel 2006. Bellissimo anche lo scudetto della Roma nel 2001, ma quando abbiamo vinto il mondiale ero più grande, è stata un’altra cosa.
Dov’eri quando l’Italia ha vinto il mondiale nel 2006 e come hai festeggiato? Ero a Parigi ed è stato emozionante.
Quando scrivi un articolo ascolti musica? Sì, sempre.
Di che genere? Dipende, ascolto soprattutto musica ambient, elettronica sperimentale, un po’ di rap e ultimamente sono tornato sullo shoegaze.
A che ora vai a dormire? Prima di avere una figlia all’una, ora a mezzanotte.
Rileggi dei tuoi pezzi anche molto tempo dopo averli scritti? No, rarissimo. Poi avresti voglia di riscriverlo, vedi tutte le cose che non vanno.
Band preferite? In questo momento i Nothing, i Flaming Lips e i Wilco.
Piatto preferito? La Fonduta.
La cosa materiale più preziosa che possiedi? Tutti i libri che ho collezionato nel corso della mia vita.
E quella più costosa? Il Mac e il motorino.
Podcast che ascolti di più? Problemi di Jonathan Zenti, dovrebbe farne di più, sarebbe bello se lo facesse tutti i giorni. Forse no, ogni giorno magari sarebbe brutto per lui. Anche Co-Main Event, un podcast di MMA.
A quali magazine sei abbonato? France Football e la versione digitale del New Yorker.
Sei abbonato a qualche quotidiano nazionale? Mi abbono a volte al Corriere per consultare l’archivio, leggo il Post, mi informo ma non leggo ogni giorno un quotidiano
Pensi che pubblicizzare il calcio femminile miri ad avvicinare più ragazze allo sport o che punti ad attirare maggior pubblico e quindi a rendere più sostenibile e vivo tutto il movimento? Se parliamo di sponsor, c’è ancora un 50% di mercato che può appassionarsi al calcio e quindi spendere soldi nel calcio. Personalmente credo ci sia una disparità di genere abbastanza evidente, come in molti altri settori, sarebbe bello se le calciatrici più talentose potessero vederlo come un mestiere redditizio almeno vagamente paragonabile al calcio maschile.
Quale pensi possa essere la fanbase delle squadre femminili? Innanzitutto le ragazze, il pubblico femminile. Molti uomini non guardano il calcio femminile perché magari non sono interessati a vedere le donne giocare, viceversa alle donne potrebbe non interessare il calcio maschile, è piuttosto naturale.
Perché l’omosessualità resta tabù negli sport professionistici? Credi che rispetto alla popolazione generale le persone omosessuali siano in proporzione meno presenti nel mondo del calcio o che rimangano semplicemente in silenzio? Penso che la proporzione sia la stessa, essendo un mondo basato su valori virili c’è uno stigma che poi i calciatori pagherebbero all’interno dello spogliatoio, negli stadi, di fronte al proprio pubblico, nelle interviste. Fare un passo in avanti richiede un coraggio che non è neanche giusto pretendere dalle persone. Quello che sarebbe giusto pretendere, e cosa che ancora non succede, nelle interviste ai calciatori e agli allenatori è che dicano che dovrebbe esserci la libertà di dirlo senza nessun tipo di problema.
Con quali calciatori condurresti un varietà culturale? Morten Thorsby, De Rossi, Cantona, Thuram, Dhorasoo.
Quanto conta per te il denaro da 1 a 10? Conta 10 se serve per fare qualcosa, 0 se non mi serve in quel momento.
E la fama? Meno di 0, la fama è meglio non averla. Come dice qualche rapper “da dove vengo io è meglio se non sei famoso”.
Si vive meglio sapendo più cose o ignorandole? Sapendo più cose.
In che epoca ti sarebbe piaciuto vivere? Negli anni ’70.
Credi che saremo spettatori di una catastrofe climatica su larga scala? No, forse no. Magari sto sbagliando i calcoli ma entro 40-50 anni forse no.
Pensi che il capitalismo sia il miglior sistema economico possibile? No, secondo me è provato che sia il peggiore. Ce n’è uno peggiore di quello che può distruggere l’intero pianeta?
Credi che il paradigma di consumo sfrenato delle società più industrializzate subirà dei cambiamenti guidati dalle persone o forzati da limiti strutturali? Secondo me nessuna delle due cose. Non ci si fermerà neanche quando ci saranno limiti strutturali.
C’è qualcosa nello sport che definiresti arte? Tantissime cose. In ogni partita c’è dell’arte. Ogni giocatore è un po’ anche un artista perché esprime la propria individualità in un modo unico che comunica agli altri, viene percepita e ha importanza nella vita delle persone.
Con quante persone sei stato a letto nella tua vita approssimativamente? Poche, troppo poche (ride, ndr).
Credi che lo sport abbia il potere di sensibilizzare su tematiche sociali di rilievo in maniera efficace e consapevole? Cosa pensi del botta e risposta fra Ibrahimovic e Lebron James riguardo il possibile coinvolgimento degli atleti in vicende politiche e sociali (more than athlete ndr)? Secondo me sì, ha questo potere e penso che in quella circostanza avesse torto Ibra. Lo sport può veicolare dei messaggi che non arriverebbero altrimenti a tante persone.
Molte persone che arrivano dai paesi più disparati del terzo mondo si ritrovano inglobate in dinamiche di criminalità in quanto si avvicinano per ovvie motivazioni di lingua e provenienza ai propri connazionali che già orbitano in quel mondo per i più disparati motivi, ma quasi sempre connessi al fatto che giungono sprovvisti di qualsivoglia disponibilità economica e necessitano di una fonte di reddito per sopravvivere. Questo sovente si traduce nel divenire, volente o nolente, parte della criminalità di un determinato luogo, inimicandosi così la popolazione autoctona. L’astio verso altri popoli da parte di un autoctono derivante da queste dinamiche secondo te si può veramente considerare razzismo? L’uomo della strada si fa la stessa domanda per quanto riguarda i cori razzisti allo stadio. Si può anche qui parlare di vero razzismo quando i giocatori della ipotetica propria squadra vengono acclamati ed amati e solo gli avversari offesi? Considerare queste dinamiche come propriamente razziste può andare a far perdere di vista il vero significato del termine in sé andandolo ad edulcorare? Oppure anche ciò per te è da considerare razzismo a prescindere dalla ratio da cui deriva? Non credo ci sia un vero razzismo e un finto razzismo, ci siamo tutti un po’ fissati sulle definizioni di queste cose. Alla base il punto è non discriminare in nessun caso. Io sono cresciuto in un contesto in cui era concesso discriminare per gioco e scherzo, ma non è vero che non facesse male alla persona a cui era diretta. Quindi sulla base del mio vissuto ti dico che discriminare è sbagliato allo stadio quanto in ogni altro posto. Ci dovrebbero essere dei limiti anche allo stadio. Di solito la scusante dei tifosi è giustificarsi dicendo che si cerca di colpire lì dove fa più male, ma ti faccio un’ipotesi estrema, se un calciatore dovesse perdere proprio figlio, non credo allo stadio i tifosi avversari lo pungerebbero su una questione di questo tipo, non penso si macchierebbero di un’infamia simile. Sulla questione relativa alla delinquenza e l’immigrazione, parlano i numeri. Gli immigrati sono una parte infinitesimale dei criminali di ogni nazione, magari la proporzione è più alta per i motivi a cui fai riferimento tu. Non credo sia oggi neanche più un fenomeno naturale, credo sia qualcosa di molto condizionato dalla situazione Occidentale in generale. A livello globale non penso che chiudersi sia un metodo che funzioni, è impossibile chiudersi verso l’esterno e credo sia un’azione figlia della paranoia e di interessi. Se poi chiudersi significa vedere situazioni come quella odierna tra Ungheria e Polonia, allora ne vale ancora meno la pena. È giusto magari il principio dal quale si parte, ovvero la prevenzione del terrorismo e la difesa Nazionale, ma se per essere contrario al terrorismo e alla difesa dei propri confini sono responsabile della morte di persone innocenti in mare allora anche il principio dal quale parto diventa meno rilevante.
Fai il fantacalcio? Purtroppo sì.
Cosa hai pensato quando è stata annunciata la SuperLeague? Sono matti.
Che giocatore avresti voluto vedere nella tua squadra? Ibra. C’era anche la possibilità che venisse alla Roma.
Un libro che avresti voluto scrivere? Brilliant Orange di David Winner.
Icone di stile? Emanuele Atturo, Emanuele Coccia.
Qual è la cosa che ti da maggior soddisfazione nello scrivere di sport? I grandi gesti tecnici. E anche le grandi personalità, quando dietro al calciatore o sportivo c’è un grande essere umano.
Se potessi leggere quest’intervista di qualcuno che conosci chi sceglieresti? Daniele De Rossi, Emanuele Trevi.