’89 domande a Diletta Bellotti – Attivista e Ricercatrice
Nome? Diletta Bellotti (@dilettabellotti).
Età? 26 anni.
Cosa hai studiato all’università? Scienze Politiche e poi Migrazione e Diritti Umani.
Che superiori hai fatto? Liceo Classico.
Che lavoro fai? Mi occupo di diritti umani soprattutto dal punto di vista di campagne di sensibilizzazione e informazione, e, come tutte le persone con più di 10K follower su Instagram, ho scritto un libro (in uscita ad Ottobre).
Il momento in cui ti sei sentita professionalmente realizzata? Cerco di scardinare il capitalismo internalizzato quindi spero di non sentirmi mai professionalmente realizzata. Cioè non voglio proprio fare quest’identificazione, penso sia molto vuoto, pericoloso e frustrante. E’ la dignità che ci realizza, non il lavoro.
Dove andavi in vacanza da ragazza? In Valle d’Itria, Puglia.
Dove vai in vacanza ora? Sempre lì, con qualche variazione.
Puoi darci una definizione di arte? Dà conforto al disagiato e disagia chi sta nel comfort. Almeno dovrebbe. Non l’ho detto io ma qualcuno che non mi ricordo.
L’argomento di cui sei più esperta? I sistemi di schiavitù contemporanea.
Band preferite? Preferite non lo so, ma che sento più ossessivamente sicuramente Black Sabbath e Nick Cave and the Bad Seeds.
Libri preferiti? Uomini e Topi di Steinbeck, Chéri di Colette, Walden di Thoreau, Una lepre con la faccia di bambina di Conti, L’avvenire di una rivolta di Kristeva, e La versione di Barney di Richler.
Dove vivi? Roma.
Di dove sei? Roma.
Che lingue parli? Sono semi-lingue: parlo male tante lingue, ma so ordinarmi da bere in molte: italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, amarico.
Autori preferiti? Steinbeck, Edouard Louis, Anaïs Nin.
Hai mai provato qualche droga? Solo per sbaglio, sono sempre stata molto rigida perché il traffico di droghe (finché non vengono legalizzate e in parte anche dopo) ha delle radici profondamente correlate con l’abuso di diritti umani (soprattutto delle donne), la tratta di esseri umani, il terrorismo internazionale, le guerre civili ecc. Per fortuna ho scoperto questi legami molto presto e quindi sono sempre stata molto rigida a riguardo. Mi fa schifo peraltro come la gente ne parla, se conosce un Colombiano per dire, fa battute sulla coca, non si rende conto delle violenze che alcune comunità devono subire. Questo ovviamente è anche colpa di quelle serie di merda che fanno e che creano solo sistemi di idolatria che incentivano una narrazione che di fatto rafforza semplicemente la criminalità organizzata, mi riferisco ad esempio ovviamente anche a Gomorra per intenderci.
Pensi che l’attivismo di Roberto Saviano contro le mafie strida con il suo ruolo dietro una serie televisiva come Gomorra che sembra mitizzare quello stesso mondo criminale? Sì assolutamente, ma non credo sia una svista. Vuol dire che non si possono più fare serie e film sulle mafie? No, anzi. Tuttavia significa, a mio parere, che in assenza di una forte cultura anti-mafiosa (come è il caso) bisognerebbe fare uno sforzo per raccontare soprattutto chi ha resistito. Diversamente, le mafie ne escono solamente rafforzate e questo è un dato reale per cui i clan mafiosi mitizzati si ritrovano ad aver la strada spianata nell’intimidazione mafiosa (come hanno tranquillamente confermato membri del Clan Casamonica in riferimento a “Suburra“). Penso che il tentativo sia stato altrettanto penoso da parte di Bellocchio con “Il Traditore“, e purtroppo non basta dire in un’intervista (vedi Favino) “ricordatevi chi sono gli eroi.” Quello che la cultura mainstream ci fa tramite questi prodotti è molto più profondo di questo. E’ un discorso complesso certo, quello di come trattare un tempo contemporaneo così complesso, credo ci sia un’ambizione pasoliniana totalmente disattesa e molto pericolosa, ma di nuovo, non credo sia fatta inconsapevolmente, manca solo di integrità morale e spessore intellettuale, per il resto sono serie e film piacevoli.
Sei favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere? Certo.
E di quelle pesanti? Dipende dai sistemi di supporto alla tossicodipendenza che uno stato riesce a mettere in piedi e in che modo opera e coopera con i paesi produttori, cioè se riesce a rifornirsi solo da Stati che non violano i diritti umani e della terra.
Quanto conta per te il denaro da 1 a 10? Conta per me quanto conta nella società in cui vivo.
E la fama? “Un falso mito” diceva una scritta solo muro a La Havana, Cuba.
Quanto contano invece il denaro e la fama per far colpo su una donna al giorno d’oggi? Solo il ricatto d’emanciparsi.
L’esperienza più folle che hai vissuto? Una tipa ha partorito accanto a me in taxi e ora credo di soffrire di tacofobia.
Cosa pensi dei reali per diritto di nascita? Penso a Gaetano Bresci.
Personaggio politico preferito? Di sicuro qualcuno a cui hanno sparato.
La cosa più costosa che hai rubato? Penso qualcosa da Macy’s o da Calvin Klein.
Di chi vorresti essere amica? Édouard Louis.
Città preferita nel mondo? Forse Bilbao ma perché è stata la prima città in cui ho viaggiato da sola e che quindi mi ha fatto provare il più grande senso di libertà che avessi mai provato.
Credi in qualche religione? Sono fortemente spiritualista. Ho ricevuto un’educazione molto libera, quindi sono arrivata alla religione tardi e per altre vie. Proprio ieri ricordavo che la prima volta in cui mi sono interessata al Cristianesimo è stato grazie alle canzoni di De André. Mi sono chiesta: “Perché gli interessa questa roba?” ed è iniziata ad interessare anche a me, moltissimo. Tant’è che per qualche anno scrissi solo poesie sul mio rapporto con Dio e addirittura vedendo alla Tate Otaïti di Picabia ho avuto una specie di trauma epifanico per cui ho passato un giorno intero a piangere e qualche settimana chiusa in stanza a riprodurre in acrilico il quadro. Quella è stata la prima volta che dipingevo, e anche una delle ultime, nonostante, per assurdo, il risultato fu sorprendentemente decente.
Il tuo piatto preferito? Pasta al sugo.
Hai qualche fobia? Crostacei, claustrofobia.
Ultimo libro che hai letto? La vita Sessuale delle Piante.
Cosa bevi al bar? Whisky Sour, Peroni o acqua.
Quali sono le persone che ti hanno più ispirato? Simone Weil e Yvan Sagnet.
Se potessi scegliere, in che epoca preferiresti vivere? Questo è una domanda a cui possono rispondere solo gli uomini etero privilegiati bianchi occidentali. Io ho una finestra temporale molto breve fra cui scegliere, e in tal caso penso che sceglierei gli anni ’80 solo per vedere il declino e rimanere delusa dall’inizio.
Puoi dirci quando secondo te quando una persona è cool e quando invece non lo è? La gente che se la tira è sempre uncool.
La cosa che più ti fa incazzare nel mondo d’oggi? Tutto, mi fa incazzare tutto! Vivo male 🙂
Il bene materiale che più desideri ed invidi? Una casa che affaccia sulle rotaie.
La dote che vorresti avere e che non hai? L’umiltà.
C’è chi sostiene che la pena di morte sia una non pena, nel senso che nel momento in cui la pena va ad essere eseguita, il soggetto che dovrebbe subirla non esiste più in virtù della pena stessa, comportando conseguentemente però un’ingerenza nella vita dei soggetti vicini al condannato, che diventerebbero a quel punto i veri soggetti passivi della fattispecie, cosa pensi al riguardo? Sono contraria alla pena di morte, è una violazione dei diritti umani, il sistema carcerario deve essere riformato e idealmente abolito.
Conosci personalmente qualche persona realmente razzista? Conosco personalmente poche persone anti-razziste.
Pensi che in quanto animali le razze esistano anche per gli esseri umani? Il concetto di “razza” è un concetto obsoleto, è giusto parlare di etnie. Nonostante sia obsoleto, il concetto di “razza” viene comunque professato e dunque i corpi vengono ancora “razializzati.”
Pensi che un accrescimento culturale sia sempre un bene per un individuo o pensi che in determinate situazioni si identifichi con una perdita di purezza intellettuale? Penso molto spesso a questo, devo dire la verità, sinceramente non lo so: spesso vorrei sciacquarmi la testa da tutto quello che ho letto o visto e vedere cosa penso ad esempio della bellezza, o cosa della giustizia, insomma vedere cosa rimane di me. Mi domando se sia possibile riuscire a non pensare niente.
Che lavoro fanno i tuoi? Mia mamma insegna alla scuola primaria, mio papà all’Università.
Sei mai stata innamorata? Sì.
Ora sei innamorata? Sì.
Cosa pensi del matrimonio? Penso che gli europei lo debbano usare per sposarsi con extra-comunitari e dargli i diritti di cittadinanza europea.
Credi nell’amore eterno? Sì. Credo che l’amore sia solo eterno, sia eterno per definizione.
Credi che i social abbiano influito nel rendere i rapporti di coppia meno stabili? Vi giuro non so davvero niente dei rapporti di coppia, ma conviene leggere che dice Dan Savage.
Se avessi il potere schiacciando un pulsante di eliminare la globalizzazione lo faresti? Sì.
Cosa pensi a proposito del fenomeno del virtue signalling? Nella fattispecie pensi che se le persone che partecipano a delle manifestazioni, o che si prodigano nell’attivismo, non avessero la possibilità di postare al riguardo sui social, si impegnerebbero comunque ed alla stessa maniera in dette attività? Sì, ma mi sembra davvero l’ultimo dei problemi al mondo, nel senso che l’aggregazione sociale e la peer pressure sono stati utili in tutti i movimenti socio-politici della storia. Per me basta che la gente lotti e lo faccia davvero, poi se lo fai per l’idea che forse un giorno scoperai (cit.) mi va benissimo.
Cosa potrebbe fare una persona qualsiasi a livello di azione concreta che per evitare che si perpetri lo sfruttamento dei braccianti? Unirsi alle lotte contro le agromafie, supportare le realtà di piccola filiera etica come NoCap, ridurre i consumi e gli sprechi, lottare contro la criminalizzazione dei migranti e per la tutela dei loro diritti umani, sociali e politici.
Perché, secondo te, con riguardo alla foresta amazzonica, al posto che approcciare al Brasile con una dinamica sanzionatoria la Comunità Internazionale non si prodiga in una declinazione premiale rendendo il Paese un tutore della Foresta come bene comune dell’umanità? Perché prima di tutto ha interessi economici nel non farlo perché sfrutta le risorse anch’essa e in secondo luogo perché renderla bene comune non la protegge (vedi: Palmira).
Essendo la dinamica sanzionatoria seguita anche dai movimenti ambientalisti occidentali tramite pratiche quali il boicottaggio, non pensi che possa andare paradossalmente ad amplificare il problema, nel senso di indurre il Brasile a cercare di sopperire al danno economico prodotto da dette pratiche andando a sfruttare ancora maggiormente l’Amazzonia? Io credo moltissimo nel boicottaggio come uno strumento di protesta. Spesso quando chiedo di boicottare una multinazionale che sfrutta chi lavora mi accusano di far chiudere le fabbriche e di conseguenza far licenziare automaticamente la gente. Mi dà molta forza pensare che la gente pensi davvero che riuscirò a far chiudere multinazionali che fatturano 20 miliardi di euro haha. Credo comunque che il boicottaggio sia funzionale: guardiamo alla fine dell’Apartheid in Sudafrica, questo però va integrato con altre strategie, ad esempio bisogna applicare sanzioni, disinvestire eccetera (vedi BDS).
Ti hanno mai accusata di antisemitismo per il tuo attivismo a favore della Palestina? Certo, sovrapporre antisionismo e antisemitismo è qualcosa che i sionisti fanno spesso per legittimare la loro occupazione dei territori palestinesi.
Per quanto hai vissuto con i braccianti vittime del caporalato? Meno di un mese.
Qual è il complimento che ricevi più spesso su Instagram? Non capita spesso, ma mi piace quando le persone mi dicono che grazie a me non si sono sentite sole nella lotta.
Se potessi scegliere una persona di cui leggere quest’intervista, chi sceglieresti? Alice Rohrwacher o Tea Falco.